L’accento circonflesso richiama spesso la storia di una parola. Una forma antica. Una radice linguistica.
Nel caso di Stûv, rimanda all’origine del nome: il vallone, una lingua regionale della Vallonia.
In questo parlare locale, stûv indicava semplicemente una stufa a legna.
Una parola funzionale, nata dall’uso quotidiano, legata al calore e all’abitare.
Il vallone non è una lingua straniera. È una lingua regionale, derivata dal latino e dal francese, radicata in un territorio e trasmessa localmente.
L’accento circonflesso ne sottolinea discretamente il patrimonio culturale.
L’accento circonflesso ha anche un ruolo visivo.
Accompagna una logica grafica evidente: S-T-U-V, quattro lettere consecutive dell’alfabeto latino.
Questa sequenza suggerisce continuità.
Una linea chiara. Un flusso naturale.
È la stessa continuità che cerchiamo nei nostri apparecchi: un rapporto armonioso tra fuoco, forma e spazio.
In un mondo in cui i nomi dei marchi sono spesso lunghi, complessi o sovraccarichi di significati, Stûv rimane essenziale.
Quattro lettere. Un accento. Nient’altro.
L’accento è parte integrante del nome.
Esprime l’attenzione al dettaglio e la volontà di non aggiungere nulla senza una ragione.
Scrivere Stuv senza accento non sarebbe la stessa cosa.
Sarebbe un’altra parola. Un’altra intenzione.
Abbiamo scelto questa forma: radicata localmente, leggibile ovunque, fedele all’origine e aperta all’universale.